lunedì 2 dicembre 2013




San Gregorio Matese


Il mio pensiero corre sempre all'infanzia e sopratutto ad un episodio che è rimasto indelebilmente impresso nella mia mente. Ricordo che ero piccina, forse sette o otto anni, avevo ancora mia madre e d'estate andavamo a villeggiare in un paesino arroccato sui monti del Matese, San Gregorio.
Mia madre mi portava tutte le mattine nella grande villa del paese dove vi era un ampio spazio erboso sul quale erano collocati diversi giochi per bambini. La mia più grande gioia erano le altalene,sulle quali, spingendomi da sola, arrivavo ad altezze vertiginose. Ricordo che facevamo delle gare per stabilire chi era più bravo ad arrivare il più in alto possibile nel minor tempo.
Un altro gioco che amavo moltissimo era lo scivolo sul quale mi divertivo a salire non dalle scale ma dal piano scivoloso sul quale m'inerpicavo con tutta la mia agilità. Ero diventata abilissima in questa piccola monelleria.
Mia madre sedeva su una panchina e lavorava all'uncinetto dal quale ogni tanto distoglieva lo sguardo per controllarmi. Non dimenticherò mai quando un bimbo, dall'alto dello scivolo, gridò affinchè mi togliessi per permettergli di scendere. Mia madre si accorse del piccolo incidente e mi rimproverò aspramente. Ricordo ancore le sue parole "tu devi essere un buon esempio per gli altri bambini, non devi comportarti come una monella".
Queste parole continuano a risuonarmi nella mente e sono il ricordo più vivo che ho di mia madre perchè poco dopo si ammalò gravemente e non ebbi più la gioia della sua presenza vigile e protettiva.



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Ricordi d'infanzia
affiorano prepotenti
dagli antri più nascosti
del cuore.
Riprovo la stessa ansia
lo stesso spasmodico desiderio
di quando bambina
la domenica mattina
durante le vacanze estive
attendevo te
papà
e restavo in ascolto
di qualsiasi rumore sulla strada
o vicino alla porta
che mi segnalasse il tuo arrivo.


Ogni minuto di ritardo
era per me fonte di grande tormento
e quando finalmente arrivavi
la mia felicità esplodeva incontenibile.
Giungevi sempre carico di biscotti,
anche quello era un modo
per dimostrarmi il tuo amore.
Poi, come preso da una febbre divorante,
ti dedicavi alla mia salute
e ti vedevo armeggiare
con l'odiata siringa di Pennicillina.
Io mi accucciavo tremante sul letto
e restavo immobile,
non osavo voltarmi
nel timore di vedere
l'orribile ago.
Appena finito il tormento
una gioia incredibile m'invadeva
e correvo tra le tue braccia
felice di averti vicino.


Poi uscivamo
e percorrevamo
mano nella mano
le strette e graziose
stradine del paese
per andare in chiesa.
Un lauto pranzo al ristorante
un gigantesco gelato nel pomeriggio
e infine la sera
il momento più triste:
tu dovevi andar via.
Un'altra lunghissima settimana
ci separava
ed io mi sentivo sprofondare
nella disperazione
più profonda,
ti supplicavo di restare
ma il dovere ti chiamava
e con le lacrime agli occhi partivi



Dedicato a te papà




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Nonostante le esitazioni iniziali dovute al ricordo dei vecchi cartoni animati omonimi, ieri sono andata a vedere il film Belle e Sebastiane che mi ha particolarmente colpita non tanto per la trama, carina ma niente di eccezionale, quanto per le meravigliose immagini e le musiche.
E' proprio vero che nell'uomo si nasconde Dio se è capace di cogliere così profondamente la grandiosità della natura in inquadrature di una bellezza sconvolgente e in musiche intrise di dolcezza e di spiritualità. In tutti noi si nasconde l'impronta di Dio ma solo poche persone sono capaci di coglierla nel profondo del proprio essere creando simili capolavori.




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Ieri io e mio marito abbiamo approfittato della bellissima giornata, quasi primaverile, per visitare un magnifico borghetto a pochi km da Positano, Montepertuso. Il nome del paese deriva dalla presenza di un foro (pertuso nel dialetto napoletano) nella montagna che sovrasta il paese. Nostra intenzione era raggiungere quella particolare roccia e a tal scopo abbiamo chiesto informazioni riguardo il percorso che avremmo dovuto seguire. Le risposte sono state unanimi e tutte scoraggianti: “è un cammino lungo e pesante, tutto in salita, sono ben 600 scalini che portano lassù” ci hanno avvisato. Forse ci hanno visti troppo attempati per poter affrontare quell’ escursione, non sapendo che siamo avvezzi alle passeggiate in montagna. Nonostante i pareri negativi della gente abbiamo deciso di tentare la salita. Dopo un breve tratto di sentiero pianeggiante sono iniziati, impietosi, gli scalini. Erano tanti e faticosissimi ma ci fermavamo spesso per riprendere respiro. Dopo un bel po’ siamo giunti in un ampio spazio sterrato che affacciava su una meravigliosa visuale di Montepertuso e della costa, un panorama davvero incantevole che ci ha ripagato di tutta la fatica del percorso. Siamo rimasti un bel po’ a contemplare quella meraviglia che si dispiegava ai nostri occhi e poi abbiamo ripreso il cammino. Dopo un breve tratto pianeggiante siamo arrivati ai piedi di una ripidissima rampa di gradoni che erano moto impervi e pericolosi, si poteva facilmente scivolare e cadere nella profonda scarpata. A quel punto mio marito ha cominciato a stufarsi e insisteva perché tornassimo indietro, ma io sono riuscita a convincerlo che ci sentivamo deboli solo perché non avevamo ancora mangiato. Così ci siamo fermati per consumare il frugale pranzo a sacco: metà pollo allo spiedo comprato in una rosticceria dopo Meta, rivelatosi particolarmente gustoso, patatine, carciofi arrostiti e frutta a volontà. Dopo mangiato mio marito era di nuovo in forze e pronto per riprendere il cammino, meno male! Dopo i gradoni è iniziato un altro tratto pianeggiante che ci ha portato ai piedi della roccia forata che sembrava così irraggiungibile, a detta della gente, ma che poi si è rivelata una passeggiata meno difficile di tante altre che abbiamo fatto in montagna. Ho scattato qualche foto lassù dove faceva un freddo incredibile: c’era molto vento e scendevano gocce d’acqua dalle pareti della montagna. Ci siamo fermati poco tempo perché la temperatura e l’umidità erano davvero proibitive per una sosta, comunque è stata una bellissima escursione che ci ha offerto degli scorci paesaggistici stupendi e sopratutto la soddisfazione di essere riusciti a raggiungere la meta senza mollare.

lunedì 29 aprile 2013






Ieri sera il terrazzo e il giardino erano pieni di lucciole, ovunque era un turbinio scintillante di piccole luci che illuminavano il buio della notte. Seduta sul terrazzo di casa ne osservavo attentamente il volo deliziandomi di quella magica visione. Ho lasciato la porta aperta così qualcuna è entrata in camera e ha volato sul letto girando in tutti gli angoli della stanza con la sua luce intermittente. Mio marito, che cercava di addormentarsi, è rimasto infastidito dalla sua presenza, si è alzato, ha aperto la portafinestra e ha cercato di farla uscire, ma invano. Per fortuna, abbiamo pensato di accendere la luce nel corridoio e spegnerla in camera,riuscendo così ad allontanarla ma mi sarebbe piaciuto addormentarmi con quella magica visione negli occhi


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La natura della Costiera Amalfitana è davvero unica per la varietà delle piante, dei fiori, dei colori, dei profumi e per il suo essere così sospesa tra cielo e mare.
Quì davvero si sente la grandezza di Dio e del Suo Creato




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In alcuni blog mi è capitato di leggere l'enfatizzazione di donne che hanno dedicato la loro vita esclusivamente alla famiglia. Nulla togliendo allo spirito di sacrificio di queste donne che, nella maggior parte dei casi, erano costrette dalla mentalità comune ad un determinato comportamento, pena la riprovazione sociale, io ritengo assolutamente ingiusto che accanto al dovere non si affianchi il diritto di vivere, nei limiti del possibile, le proprie passioni.
La mia passione è viaggiare per cogliere profondamente l'incanto della Creazione: noi viviamo in un mondo bellissimo le cui meraviglie parlano tutte di Dio.
Per me viaggiare è pregare: prego durante il volo perchè nei cieli mi sento più vicina a Dio, prego di fronte alle bellezze della natura perchè esse sono opera di Dio.Ecco cosa sono per me i viaggi: esaltazione dell'opera di Dio e delle sue meraviglie. Questo mio anelito verso la scoperta del mondo e di Dio non m'impedisce, però, di fare tutto ciò che posso per la mia famiglia. Ogni giorno sono io a preparare il pranzo e a casa mia sono esigenti perchè vogliono la pasta tutti i giorni. Almeno due volte la settimana passo manualmente i fagioli e le lenticchie perchè alle mie figlie piace la pasta col purè di questi legumi. Sono anche brava a fare le polpette che, a detta delle mie figlie, sono le più saporite tra quelle che hanno mangiato fuori casa. Ho tanti animali da accudire compresi gli uccellini e a nessuno faccio mancare niente.Una vita a senso unico, fatta solo di doveri e sacrifici, non è giusta e non è auspicabile!


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Ieri è stata una splendida giornata dedicata alla visita di due località incantevoli di cui ignoravo l'esistenza e che ho conosciuto solo grazie alla segnalazione di un mio amico.
In mattinata abbiamo visitato l'oasi delle Mortine che si trova a pochi km da Venafro. La visita del parco naturalistico procede attraverso un sentiero immerso nella foltissima vegetazione che si dilunga per diversi Km in senso circolare per ricollegarsi, infine, al punto di partenza. Spettacolare l'area paludosa situata all'inizio del percorso, attraversata da un ponticello e delimitata da una staccionata di legno.
Sul bordo sinistro del sentiero, nella sua parte iniziale, scorreva una vena d'acqua del fiume Volturno. Appena mi avvicinavo alla riva del fiumicello una nugola di raganelle saltava nell'acqua producendo un rumore stridente. Le piccole rane sparivano immediatamente tra i gorghi e a nulla sono serviti tutti i miei tentativi per immortalarle in una foto.
Nel pomeriggio, senza saperlo, mi aspettava il momento più emozionante della giornata. Siamo andati a vedere la Cipressata che si erge sul grazioso paesino di Fontegreca ai piedi del monte Matese. Appena sono scesa dall'auto sono rimasta folgorata dalla bellezza incredibile del paesaggio.Una ricchissima vegetazione ricopriva le colline circostanti e, tra le tante piante, spiccava il verde intenso dei cipressi.
Questi alberi sono stati introdotti all'epoca dei Greci (da quì il nome del paese: Fontegreca) che avevano l'usanza di piantare dei cipressi a difesa dei corsi d'acqua e sopratutto di sorgenti. La particolarità di questi cipressi, che li pone al centro degli studi dei botanici, è la loro invulnerabilità al cancro della corteccia che li sta sterminando nel resto dell'Italia. Ancora non si è scoperta la ragione della loro grande resistenza a questa malattia. Dopo un'erta ma breve salita si arriva nel cuore della cipressata dove sono rimasta annichilita di fronte alla magnificenza di quel luogo..


Tutta una serie di piccole cascate alimentavano piscine naturali di acqua limpidissima che si aprivanno nel folto del bosco. Diversi ponti in legno sovrastavano queste piscine e l'area era attrezzata di numerose panchine e tavoli per il pic nic.Davvero un posto unico per la sua bellezza e tranquillità

lunedì 4 marzo 2013

Un viaggio sulle orme di Gesù

Sono andata in Terra Santa consapevole che non sarebbe stato un viaggio di piacere ma col desiderio di riavvicinarmi a Dio e di accrescere la mia fede.
Ho visitato tante chiese, basiliche e luoghi sacri a Gerusalemme e a Nazareth ma il tutto si è svolto in modo molto frettoloso, tra una marea di gente che spingeva da ogni parte, con una guida locale sprovvista di microfono che parlava con tono di voce troppo basso e di argomenti che esulavano completamente dallo spirito religioso del luogo ma farciti di motivazioni politiche e sociali non attinenti al nostro bisogno di incontro con il Signore. Delle tre grandi città sacre, Nazaret, Gerusalemme e Betlemme, l'unico episodio che ricordo veramente con piacere l'ho vissuto a Betlemme, quando,di sera, ci siamo recati nella Basilica della Natività per pregare. E' stata una visita riservata unicamente ed eccezionalmente al nostro gruppo, si è svolta nella grotta della natività dove ci siamo ritirati in preghiera per circa quaranta minuti. In quei momenti ho sentito una grande pace dentro e fuori di me: era straordinario poter restare per tanto tempo in quella grotta, senza essere spintonata dalla folla, in un silenzio mistico interrotto solo dalle preghiere. In quella circostanza abbiamo avvertito intensamente il mistero della natività, tanto che, quando siamo andati via, ognuno di noi aveva le lacrime agli occhi. Un altro episodio che mi ha molto impressionato è stato il grande fervore religioso che ho trovato ai piedi del Muro del Pianto. Gente che cantava, pregava a voce alta o stava seduta e toccava la pietra in silente preghiera, formava una scenografia davvero unica. Molti, prima di andar via, indietreggiavano con il viso rivolto verso il muro e ad ogni tot metri, che non saprei quantificare, si fermavano per pregare.

Mio Dio, cosa sta succedendo in Israele?!
Non posso credere che, solo dieci giorni fa, ci trovavamo in quei luoghi! Ma la tensione era palpabile in ogni cosa, sopratutto nell'organizzazione estremamente militare del territorio e nei tanti varchi di confine. Basti pensare che esiste un varco anche tra Betlemme e Gerusalemme che distano solo dieci km ed un muro invalicabile che divide le due città, non solo, la cosa più assurda è che Betlemme è palestinese mentre Gerusalemme è israeliana.

Racconterò sommariamente del mio viaggio in Terra Santa, soffermandomi nella descrizione dei luoghi che hanno colpito maggiormente la mia attenzione o che mi sono piaciuti in particolar modo.
Dopo un volo di oltre tre ore siamo arrivati a Tel Aviv dov'erano ad attenderci due pulmann. Altre due ore di viaggio attraverso le variegate vallate israeliane che alternavano zone completamente desertiche a fertili pianure dove crescevano diffusamente palme e banani. Caratteristici i centri abitati situati sulle alture che si elevavano sull'ampia pianura.In serata siamo arrivati nella cittadina di Haifa che si affaccia sul mar Mediterraneo.


Grotta del profeta Elia

Su un'altura che dominava Haifa si trovava la grotta del profeta Elia e, poco distante,uno stupendo belvedere sulla città. Dopo la messa officiata dal nostro parroco nella grotta di Elia e una breve sosta sul belvedere, siamo ripartiti alla volta di Nazareth dove era previsto il pernottamento. Avrei voluto visitare i giardini di Bahai ad Haifa ma, purtroppo, non erano previsti nel programma di viaggio.
La mattina seguente sveglia alle 6,30 e visita della città di Nazareth.
Prima tappa: la Fontana della Vergine, dove un'antica tradizione colloca il primo incontro dell'Angelo Gabriele con Maria. Secondo gli apocrifi , infatti, l'Annunciazione sarebbe avvenuta in due momenti: una prima apparizione alla sorgente dove Maria, spaventata, sarebbe fuggita a casa, e una seconda a casa, dove l'Angelo del Signore le apparve di nuovo portandole finalmente l'annuncio. In ricordo dell'avvenimento, i greco -ortodossi costruirono la Chiesa dedicata all'Arcangelo Gabriele che si trova poco distante dalla Fontana.
Dopo abbiamo visitato la monumentale Basilica dell'Annunciazione e la Chiesa di San Giuseppe costruita nel luogo dove sorgeva la casa di Giuseppe nella quale la Sacra Famiglia si stabilì dopo il ritorno dall'Egitto.
Infine abbiamo visto la Sinagoga, costituita di un unico ambiente rettangolare di epoca medioevale.
Una breve visita al centro commerciale di Nazareth e, a metà mattinata, partenza per il Monte Tabor dove avvenne la trasfigurazione di Gesù davanti a Pietro, Giovanni e Giacomo. La cima di questo monte si trova a 580m, si raggiunge con taxi o piccoli pullman attraverso una strada stretta e ripida. Molte persone fanno questo percorso a piedi ma noi, per ragioni di tempo, abbiamo preso i pullmini.
Alla sommità del monte c'è la Porta del Vento, l'ingresso principale per raggiungere la Basilica della Trasfigurazione e il sito archeologico. Superata la Porta del Vento, una lunga strada alberata conduce al piazzale antistante la Basilica ombreggiato da piante di alloro e di pepe selvatico. Il posto merita di essere visto non solo per le bellezze architettoniche ma anche e sopratutto per la tipica natura rigogliosissima e per l'incredibile panorama che spazia su tutta la pianura sottostante.


Monte Tabor

Nel pomeriggio abbiamo visitato Cana famosa perchè, in occasione di un matrimonio e su richiesta di Maria, Gesù compì il suo primo miracolo trasformando l'acqua in vino. Per le stradine strette di questa cittadina vi erano bancarelle che esponevano degli enormi melograni di un brillante color porpora e vendevano il loro succo preparato al momento. Ho bevuto un bicchiere intero di quel succo davvero delizioso e dissetante considerato che faceva un gran caldo e bisognava mantenersi ben idratati.
Seconda notte trascorsa nell'albergo di Nazaret e la mattina sveglia alle sei per un appuntamento da me tanto atteso: la partenza per la Giordania. Prima di valicare il confine con la Giordania abbiamo visitato la chiesa e il sito archeologico di Cafarnao dove è stata ritrovata la casa di Simon Pietro. Questo è il luogo che mi è rimasto più impresso nella memoria per la sua struggente bellezza.


Cafarnao

In seguito alla cacciata dei mercanti dal tempio Gesù fu costretto ad abbandonare Nazaret trovando rifugio presso la casa della suocera di Simon Pietro a Cafarnao. Allora questa città, che si trovava in una zona di frontiera, era un grande centro che si dedicava sopratutto al rifornimento e al riposo delle carovane che ivi sostavano prima di proseguire il cammino per l'Egitto. Situata sulle sponde del lago Tiberiade,era molto praticata anche la pesca. Nel 1200, in seguito ad un terremoto, la città fu completamente abbandonata e non si è saputo più nulla di essa finchè un americano ne rinvenì alcuni ruderi. I Francescani acquistarono le rovine dai Turchi e ne fecero un'area archeologica dove fu costruita una chiesa a forma di barca proprio sui resti della casa di Pietro.

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Sito archelogico di Cafarnao

Dell'antica città ora sono rimaste solo le rovine ed una grande pace ed armonia.
In quel luogo ho avvertito intensamente l'atmosfera dei tempi in cui Gesù percorreva quelle strade, si accompagnava con i Suoi discepoli e operava tanti miracoli. Mi sembrava di sentire i Suoi discorsi che si levavano dalla Sinagoga tra il fruscio del vento e il canto degli uccelli. Mi rimane un ricordo molto bello di Cafarnao circondata da valli fertili e rigogliose e lambita dal lago che le conferisce una particolare suggestione.

Lasciata Cafarnao ci siamo messi in viaggio verso la Giordania dove, nel primo pomeriggio, abbiamo visitato l'imponente sito archeologico di Gerash.


Spettacolare il grandioso Forum colonnato che si apre ai nostri occhi e il viale delimitato da colonne, templi e ninfei.


Sito archeologico di Gerash

All'interno di questo sito vi sono due teatri ben conservati dove si tengono numerosi spettacoli.
Davvero interessante anche questa visita, non a caso tale sito fa parte del patrimonio mondiale dell'UNESCO.

Si parte da Gerash diretti ad Amman. In serata arriviamo in città dove è previsto il pernottamento. Un bel hotel quello che ci accoglie ad Amman, lussuoso ed elegante, differente dall'albergo piuttosto decadente di Nazaret. La camera è dotata di tutte le comodità e finemente arredata: io tiro un respiro di sollievo pensando che forse riuscirò a dormire meglio. Non l'avessi mai pensato: prima dell'alba mi sveglio di soprassalto al suono acuto del Muezzin, il richiamo islamico alla preghiera che da un altoparlante si eleva in tutta la città. Rimango affascinata ad ascoltarlo, catturata dalla sua grande potenza mistica. Decido di non riaddormentarmi perchè da lì a poco c'è la sveglia, molto presto quel mattino, perchè dobbiamo affrontare un altro viaggio per raggiungere Petra. Il viaggio verso Petra è stato lungo: tre ore di deserto interrotto, di tanto in tanto, da minuscoli villaggi che sorgono sempre vicino ad un'oasi.
Tre ore di spazi sconfinati immersi nel più assoluto silenzio dove, ogni tanto, appare qualche isolata baracca beduina.
M'immergo nella visione di questo paesaggio col viso incollato al finestrino e penso a quanto siamo piccoli ed indifesi di fronte a quest'immensità. Eppure nelle nostre città ci sentiamo forti, invincibili, i dominatori del pianeta, dimenticando la nostra fragilità di fronte alla grandiosità e al mistero della natura.
Finalmente arriviamo a Petra in una giornata che si preannuncia straordinariamente calda. La guida c'informa subito che, per apprezzare pienamente le bellezze naturali ed architettoniche del sito, bisogna camminare a piedi. Il tratto iniziale del percorso è un largo sentiero in discesa di circa 1km dove si possono ammirare le prime camere funerarie scavate nella roccia dai Nabatei. Il bollente sole del deserto rende i nostri passi molto faticosi ma, per fortuna, dopo una mezzoretta di piena esposizione agli spietati raggi il cammino prosegue all'ombra.
A quel punto ci troviamo di fronte ad un paesaggio maestoso:tra due pareti rocciose di colore rosso e rosa vivo, alte più di cento metri, si apre il Siq, un sentiero molto stretto che si delinea fra queste rocce altissime.

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Il vento ha impresso strane forme a queste rocce che, a volte, assumono delle caratteristiche davvero sorprendenti

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Dopo un km circa di cammino fra quelle alte pareti rocciose, la guida ci dice di chiudere gli occhi e di fare tre passi avanti. Quando apriamo gli occhi si offre a noi uno spettacolo incredibile: tra le alte rocce del Siq compare, come in una fiaba,la magnifica visione della facciata del Tesoro del Faraone. Non posso credere ai miei occhi, ho sempre sognato di vedere da vicino tale magnificenza e, finalmente, ho potuto realizzare il mio desiderio.



Poco lontano è situato il centro vitale della città con il mercato, il Palazzo Reale, il Tribunale, le Tombe Reali e l'antico Teatro

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Si può visitare anche il Monastero, El Deir, situato tra le montagne e raggiungibile a piedi o a dorso di mulo, attraverso una scalinata di 1000 gradini. Per il ritorno c'era la possibilità di prendere il calessino ed in effetti quasi tutti lo hanno preso, solo io e tre ragazze più giovani di me, ci siamo azzardate ad andare a piedi. Finchè c'è stata l'ombra è andato tutto bene, i guai sono cominciati quando è iniziato il tratto in salita completamente scoperto. Erano le due del pomeriggio, nel pieno del calore , ad un certo punto mi è sembrato di non farcela più: mi girava la testa.  Subito mi sono gettata tutta l'acqua che avevo sul capo bagnandomi completamente i capelli, finalmente ho trovato un po' di sollievo riuscendo con estrema difficoltà ad arrivare ai pulmann. Dopo di me sono arrivate anche le ragazze, una delle quali si è sentita male. Dopo pranzo siamo ripartiti alla volta di Amman dove, in serata, abbiamo ascoltato la Messa nell'unica Parrocchia cattolica della città.
Il giorno dopo ci siamo messi in viaggio per tornare a Betlemme, prima però abbiamo visitato il monte Nebo dove Mosè potè ammirare dall'alto la tanto agognata Terra Promessa dove non sarebbe mai arrivato.
Nel pomeriggio abbiamo visitato il Parco del Battesimo sulle rive del fiume Giordano dove Gesù fu battezzato da Giovanni il Battista, poi siamo andati a Gerico sulle rive del Mar Morto. Il gran caldo mi ha invogliato a tuffarmi in quelle acque ricche di sali minerali che mi hanno lasciato la pelle incredibilmente liscia e morbida.



Abbiamo pernottato altre due notti a Betlemme dedicando gli ultimi giorni del viaggio alla visita di tutti gli edifici e luoghi sacri di Gerusalemme. Mi è rimasto molto impresso il Memoriale dei bambini ebrei uccisi durante la deportazione nazista: nel buio quattro candele si riflettono sugli specchi posizionati sulle pareti dell'edificio simulando milioni di candele accese, una per ogni bambino. Bello anche il Giardino dei Giusti che incorpora il Memoriale, nel quale ogni albero piantato ricorda un personaggio che si è distinto per aver salvato degli ebrei. Davvero emozionante questa visita. Abbiamo percorso anche la via storica di Gerusalemme, la Via Dolorosa, oggi stracolma di bancarelle e negozi, la qual cosa non mi è sembrata assolutamente giusta ricordando che fu Gesù stesso a cacciare i mercanti dal tempio.



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Cara, vecchia casa
della mia infanzia
ognor presente nei miei ricordi,
mai potrò dimenticare
l'elegante figura di mia madre
seduta nel grande salotto antico
mentre faceva scivolar veloce
le dita sul pianoforte
colmando l'austera stanza
di dolcissime note.
Ancora echeggia nella mia mente
la soave melodia di Elisa
che mai più, da allora,
ho sentito suonare
con egual afflato.
Povera, cara madre
quanto breve fu la tua vita
e quanto dolorosi
gli ultimi tuoi anni!
Io ti persi ancora bimba
senza averti mai conosciuta veramente,
ricordo solo una signora
alta, bella
con i modi garbati e signorili
sempre china sul tombolo
ad intessere splendidi ricami.
Com'eri preoccupata per me,
cara madre,
come ti dilaniava il tuo amore
e il vedermi sempre così affranta dalla febbre.
Quante volte ti ho vista allontanare
perchè non vedessi
il luccicore dei tuoi occhi!
Non so cosa farei
per sentire ancora
la lieve tua carezza
posarsi delicatamente
sul mio viso febbricitante
e per rivedere i tuoi grandi occhi
umidi di lacrime
specchiarsi e perdersi nei miei.