lunedì 2 dicembre 2013




San Gregorio Matese


Il mio pensiero corre sempre all'infanzia e sopratutto ad un episodio che è rimasto indelebilmente impresso nella mia mente. Ricordo che ero piccina, forse sette o otto anni, avevo ancora mia madre e d'estate andavamo a villeggiare in un paesino arroccato sui monti del Matese, San Gregorio.
Mia madre mi portava tutte le mattine nella grande villa del paese dove vi era un ampio spazio erboso sul quale erano collocati diversi giochi per bambini. La mia più grande gioia erano le altalene,sulle quali, spingendomi da sola, arrivavo ad altezze vertiginose. Ricordo che facevamo delle gare per stabilire chi era più bravo ad arrivare il più in alto possibile nel minor tempo.
Un altro gioco che amavo moltissimo era lo scivolo sul quale mi divertivo a salire non dalle scale ma dal piano scivoloso sul quale m'inerpicavo con tutta la mia agilità. Ero diventata abilissima in questa piccola monelleria.
Mia madre sedeva su una panchina e lavorava all'uncinetto dal quale ogni tanto distoglieva lo sguardo per controllarmi. Non dimenticherò mai quando un bimbo, dall'alto dello scivolo, gridò affinchè mi togliessi per permettergli di scendere. Mia madre si accorse del piccolo incidente e mi rimproverò aspramente. Ricordo ancore le sue parole "tu devi essere un buon esempio per gli altri bambini, non devi comportarti come una monella".
Queste parole continuano a risuonarmi nella mente e sono il ricordo più vivo che ho di mia madre perchè poco dopo si ammalò gravemente e non ebbi più la gioia della sua presenza vigile e protettiva.



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Ricordi d'infanzia
affiorano prepotenti
dagli antri più nascosti
del cuore.
Riprovo la stessa ansia
lo stesso spasmodico desiderio
di quando bambina
la domenica mattina
durante le vacanze estive
attendevo te
papà
e restavo in ascolto
di qualsiasi rumore sulla strada
o vicino alla porta
che mi segnalasse il tuo arrivo.


Ogni minuto di ritardo
era per me fonte di grande tormento
e quando finalmente arrivavi
la mia felicità esplodeva incontenibile.
Giungevi sempre carico di biscotti,
anche quello era un modo
per dimostrarmi il tuo amore.
Poi, come preso da una febbre divorante,
ti dedicavi alla mia salute
e ti vedevo armeggiare
con l'odiata siringa di Pennicillina.
Io mi accucciavo tremante sul letto
e restavo immobile,
non osavo voltarmi
nel timore di vedere
l'orribile ago.
Appena finito il tormento
una gioia incredibile m'invadeva
e correvo tra le tue braccia
felice di averti vicino.


Poi uscivamo
e percorrevamo
mano nella mano
le strette e graziose
stradine del paese
per andare in chiesa.
Un lauto pranzo al ristorante
un gigantesco gelato nel pomeriggio
e infine la sera
il momento più triste:
tu dovevi andar via.
Un'altra lunghissima settimana
ci separava
ed io mi sentivo sprofondare
nella disperazione
più profonda,
ti supplicavo di restare
ma il dovere ti chiamava
e con le lacrime agli occhi partivi



Dedicato a te papà




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Nonostante le esitazioni iniziali dovute al ricordo dei vecchi cartoni animati omonimi, ieri sono andata a vedere il film Belle e Sebastiane che mi ha particolarmente colpita non tanto per la trama, carina ma niente di eccezionale, quanto per le meravigliose immagini e le musiche.
E' proprio vero che nell'uomo si nasconde Dio se è capace di cogliere così profondamente la grandiosità della natura in inquadrature di una bellezza sconvolgente e in musiche intrise di dolcezza e di spiritualità. In tutti noi si nasconde l'impronta di Dio ma solo poche persone sono capaci di coglierla nel profondo del proprio essere creando simili capolavori.




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Ieri io e mio marito abbiamo approfittato della bellissima giornata, quasi primaverile, per visitare un magnifico borghetto a pochi km da Positano, Montepertuso. Il nome del paese deriva dalla presenza di un foro (pertuso nel dialetto napoletano) nella montagna che sovrasta il paese. Nostra intenzione era raggiungere quella particolare roccia e a tal scopo abbiamo chiesto informazioni riguardo il percorso che avremmo dovuto seguire. Le risposte sono state unanimi e tutte scoraggianti: “è un cammino lungo e pesante, tutto in salita, sono ben 600 scalini che portano lassù” ci hanno avvisato. Forse ci hanno visti troppo attempati per poter affrontare quell’ escursione, non sapendo che siamo avvezzi alle passeggiate in montagna. Nonostante i pareri negativi della gente abbiamo deciso di tentare la salita. Dopo un breve tratto di sentiero pianeggiante sono iniziati, impietosi, gli scalini. Erano tanti e faticosissimi ma ci fermavamo spesso per riprendere respiro. Dopo un bel po’ siamo giunti in un ampio spazio sterrato che affacciava su una meravigliosa visuale di Montepertuso e della costa, un panorama davvero incantevole che ci ha ripagato di tutta la fatica del percorso. Siamo rimasti un bel po’ a contemplare quella meraviglia che si dispiegava ai nostri occhi e poi abbiamo ripreso il cammino. Dopo un breve tratto pianeggiante siamo arrivati ai piedi di una ripidissima rampa di gradoni che erano moto impervi e pericolosi, si poteva facilmente scivolare e cadere nella profonda scarpata. A quel punto mio marito ha cominciato a stufarsi e insisteva perché tornassimo indietro, ma io sono riuscita a convincerlo che ci sentivamo deboli solo perché non avevamo ancora mangiato. Così ci siamo fermati per consumare il frugale pranzo a sacco: metà pollo allo spiedo comprato in una rosticceria dopo Meta, rivelatosi particolarmente gustoso, patatine, carciofi arrostiti e frutta a volontà. Dopo mangiato mio marito era di nuovo in forze e pronto per riprendere il cammino, meno male! Dopo i gradoni è iniziato un altro tratto pianeggiante che ci ha portato ai piedi della roccia forata che sembrava così irraggiungibile, a detta della gente, ma che poi si è rivelata una passeggiata meno difficile di tante altre che abbiamo fatto in montagna. Ho scattato qualche foto lassù dove faceva un freddo incredibile: c’era molto vento e scendevano gocce d’acqua dalle pareti della montagna. Ci siamo fermati poco tempo perché la temperatura e l’umidità erano davvero proibitive per una sosta, comunque è stata una bellissima escursione che ci ha offerto degli scorci paesaggistici stupendi e sopratutto la soddisfazione di essere riusciti a raggiungere la meta senza mollare.