giovedì 10 febbraio 2011
Ricordi
Mi capita spesso di pensare alla grande casa della mia infanzia. Quanta dolcezza e quanta malinconia nei miei ricordi! Rivedo ancora quelle stanze enormi, il salone dove troneggiava maestoso il pianoforte di mia madre che lei suonava meravigliosamente deliziandomi alle magnifiche note di "Per Elisa". Mia madre, una donna bellissima, che si è spenta troppo presto a causa di una grave malattia.Io ero piccola quando l'ho persa e sento che quest'immensa sofferenza ha segnato tutta la mia vita.
Da bambina ero sempre ammalata a causa di una tonsillite cronica che ho finalmente risolto dopo i dieci anni di età con l'asportazione delle tonsille. Prima di questo intervento la mia infanzia è stata un disastro. Non potevo giocare con gli altri bambini che sentivo correre e divertirsi nel cortile, mentre io ero nella mia stanza a letto in preda alla febbre. Se qualche volta riuscivo a strappare il permesso ai miei genitori per andare a giocare nel cortile, il giorno dopo, inevitabilmente, ero di nuovo ammalata.
Mia madre mi è stata vicina come un angelo e la sentivo sempre pregare per me, so che la mia malattia le causava infinita ansia e tristezza. Poi si è ammalata anche lei, ma la sua malattia, purtroppo, l'ha condotta alla morte mentre io, dopo l'intervento, ho cominciato pian piano a stare bene. All'età di quattordici anni non avevo più niente di quella bambina gracile e malaticcia, mi ero trasformata in una ragazza sana e piena di voglia di vivere anche se dentro di me portavo un'enorme ferita per la perdita di mia madre. Nell'infanzia la mancanza del gioco con gli altri bambini mi aveva resa ancora più timida e schiva nei confronti degli altri.Proprio nell'età che avrebbe dovuto essere la più spensierata della mia vita, ho avute precluse le gioie dell'amicizia e della compagnia dei miei coetanei.Dopo i dieci anni ho cominciato a fare una vita normale e ad avere delle amicizie ma una grande fetta della mia infanzia ormai era passata nella tristezza.
Quando ho cominciato a stare bene mi sono letteralmente scatenata con le mie amichette. Ricordo che non mi piacevano i giochi con le bambole ma adoravo ogni sorta di gioco all'aria aperta. Sopratutto mi piaceva arrampicarmi sugli alberi del giardino oppure sul tetto di una vecchia cascina dove pendevano i rami di un pruno strabordante di frutti in primavera. Salivo lassù e restavo ore intere a guardare la campagna vermiglia di papaveri e gli uccelli che svolazzavano e si rincorrevano tra i rami, nel frattempo mi rimpinzavo di prugne che erano quelle bianche e dolcissime. Su quello stesso tetto non posso mai dimenticare quella volta che, con altri bambini, giocammo a fare la guerra. Caddi e mi procurai una grossa tumefazione alla testa che mio padre, medico, fu sollecito a curare ma da allora non misi più piede sul tetto. Amavo moltissimo anche giocare alla "settimana". Chi non ricorda questo gioco? Io ci andavo pazza ed ero sempre la più agile nel saltare. Insomma dal fragile giunchino avvizzito della prima infanzia ero diventata una ragazza sana ed agile.
Ho avuto una bella giovinezza. Ricordo una marea di ragazzi a farmi la corte anche se non ero bellissima di viso, ma l'irregolarità dei lineamenti era compensata da una folta e lunga chioma, da occhi grandi e sopratutto da un corpo che attirava gli sguardi di tutti. Le prime storie d'amore sono quelle che non si dimenticano mai. I primi baci, le prime carezze sono rimaste impresse nella mia mente come i momenti più emozionanti di tutta la mia vita. Darei qualsiasi cosa per ritornare in quell'epoca della mia vita ma purtroppo non rimane altro che il ricordo e la malinconia.
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