Un viaggio sulle orme di Gesù
Sono andata in Terra Santa consapevole che non sarebbe stato un viaggio di piacere ma col desiderio di riavvicinarmi a Dio e di accrescere la mia fede.
Ho visitato tante chiese, basiliche e luoghi sacri a Gerusalemme e a Nazareth ma il tutto si è svolto in modo molto frettoloso, tra una marea di gente che spingeva da ogni parte, con una guida locale sprovvista di microfono che parlava con tono di voce troppo basso e di argomenti che esulavano completamente dallo spirito religioso del luogo ma farciti di motivazioni politiche e sociali non attinenti al nostro bisogno di incontro con il Signore. Delle tre grandi città sacre, Nazaret, Gerusalemme e Betlemme, l'unico episodio che ricordo veramente con piacere l'ho vissuto a Betlemme, quando,di sera, ci siamo recati nella Basilica della Natività per pregare. E' stata una visita riservata unicamente ed eccezionalmente al nostro gruppo, si è svolta nella grotta della natività dove ci siamo ritirati in preghiera per circa quaranta minuti. In quei momenti ho sentito una grande pace dentro e fuori di me: era straordinario poter restare per tanto tempo in quella grotta, senza essere spintonata dalla folla, in un silenzio mistico interrotto solo dalle preghiere. In quella circostanza abbiamo avvertito intensamente il mistero della natività, tanto che, quando siamo andati via, ognuno di noi aveva le lacrime agli occhi. Un altro episodio che mi ha molto impressionato è stato il grande fervore religioso che ho trovato ai piedi del Muro del Pianto. Gente che cantava, pregava a voce alta o stava seduta e toccava la pietra in silente preghiera, formava una scenografia davvero unica. Molti, prima di andar via, indietreggiavano con il viso rivolto verso il muro e ad ogni tot metri, che non saprei quantificare, si fermavano per pregare.
Mio Dio, cosa sta succedendo in Israele?!
Non posso credere che, solo dieci giorni fa, ci trovavamo in quei luoghi! Ma la tensione era palpabile in ogni cosa, sopratutto nell'organizzazione estremamente militare del territorio e nei tanti varchi di confine. Basti pensare che esiste un varco anche tra Betlemme e Gerusalemme che distano solo dieci km ed un muro invalicabile che divide le due città, non solo, la cosa più assurda è che Betlemme è palestinese mentre Gerusalemme è israeliana.
Racconterò sommariamente del mio viaggio in Terra Santa, soffermandomi nella descrizione dei luoghi che hanno colpito maggiormente la mia attenzione o che mi sono piaciuti in particolar modo.
Dopo un volo di oltre tre ore siamo arrivati a Tel Aviv dov'erano ad attenderci due pulmann. Altre due ore di viaggio attraverso le variegate vallate israeliane che alternavano zone completamente desertiche a fertili pianure dove crescevano diffusamente palme e banani. Caratteristici i centri abitati situati sulle alture che si elevavano sull'ampia pianura.In serata siamo arrivati nella cittadina di Haifa che si affaccia sul mar Mediterraneo.
Grotta del profeta Elia
Su un'altura che dominava Haifa si trovava la grotta del profeta Elia e, poco distante,uno stupendo belvedere sulla città. Dopo la messa officiata dal nostro parroco nella grotta di Elia e una breve sosta sul belvedere, siamo ripartiti alla volta di Nazareth dove era previsto il pernottamento. Avrei voluto visitare i giardini di Bahai ad Haifa ma, purtroppo, non erano previsti nel programma di viaggio.
La mattina seguente sveglia alle 6,30 e visita della città di Nazareth.
Prima tappa: la Fontana della Vergine, dove un'antica tradizione colloca il primo incontro dell'Angelo Gabriele con Maria. Secondo gli apocrifi , infatti, l'Annunciazione sarebbe avvenuta in due momenti: una prima apparizione alla sorgente dove Maria, spaventata, sarebbe fuggita a casa, e una seconda a casa, dove l'Angelo del Signore le apparve di nuovo portandole finalmente l'annuncio. In ricordo dell'avvenimento, i greco -ortodossi costruirono la Chiesa dedicata all'Arcangelo Gabriele che si trova poco distante dalla Fontana.
Dopo abbiamo visitato la monumentale Basilica dell'Annunciazione e la Chiesa di San Giuseppe costruita nel luogo dove sorgeva la casa di Giuseppe nella quale la Sacra Famiglia si stabilì dopo il ritorno dall'Egitto.
Infine abbiamo visto la Sinagoga, costituita di un unico ambiente rettangolare di epoca medioevale.
Una breve visita al centro commerciale di Nazareth e, a metà mattinata, partenza per il Monte Tabor dove avvenne la trasfigurazione di Gesù davanti a Pietro, Giovanni e Giacomo. La cima di questo monte si trova a 580m, si raggiunge con taxi o piccoli pullman attraverso una strada stretta e ripida. Molte persone fanno questo percorso a piedi ma noi, per ragioni di tempo, abbiamo preso i pullmini.
Alla sommità del monte c'è la Porta del Vento, l'ingresso principale per raggiungere la Basilica della Trasfigurazione e il sito archeologico. Superata la Porta del Vento, una lunga strada alberata conduce al piazzale antistante la Basilica ombreggiato da piante di alloro e di pepe selvatico. Il posto merita di essere visto non solo per le bellezze architettoniche ma anche e sopratutto per la tipica natura rigogliosissima e per l'incredibile panorama che spazia su tutta la pianura sottostante.
Monte Tabor
Nel pomeriggio abbiamo visitato Cana famosa perchè, in occasione di un matrimonio e su richiesta di Maria, Gesù compì il suo primo miracolo trasformando l'acqua in vino. Per le stradine strette di questa cittadina vi erano bancarelle che esponevano degli enormi melograni di un brillante color porpora e vendevano il loro succo preparato al momento. Ho bevuto un bicchiere intero di quel succo davvero delizioso e dissetante considerato che faceva un gran caldo e bisognava mantenersi ben idratati.
Seconda notte trascorsa nell'albergo di Nazaret e la mattina sveglia alle sei per un appuntamento da me tanto atteso: la partenza per la Giordania. Prima di valicare il confine con la Giordania abbiamo visitato la chiesa e il sito archeologico di Cafarnao dove è stata ritrovata la casa di Simon Pietro. Questo è il luogo che mi è rimasto più impresso nella memoria per la sua struggente bellezza.
Cafarnao
In seguito alla cacciata dei mercanti dal tempio Gesù fu costretto ad abbandonare Nazaret trovando rifugio presso la casa della suocera di Simon Pietro a Cafarnao. Allora questa città, che si trovava in una zona di frontiera, era un grande centro che si dedicava sopratutto al rifornimento e al riposo delle carovane che ivi sostavano prima di proseguire il cammino per l'Egitto. Situata sulle sponde del lago Tiberiade,era molto praticata anche la pesca. Nel 1200, in seguito ad un terremoto, la città fu completamente abbandonata e non si è saputo più nulla di essa finchè un americano ne rinvenì alcuni ruderi. I Francescani acquistarono le rovine dai Turchi e ne fecero un'area archeologica dove fu costruita una chiesa a forma di barca proprio sui resti della casa di Pietro.
Sito archelogico di Cafarnao
Dell'antica città ora sono rimaste solo le rovine ed una grande pace ed armonia.
In quel luogo ho avvertito intensamente l'atmosfera dei tempi in cui Gesù percorreva quelle strade, si accompagnava con i Suoi discepoli e operava tanti miracoli. Mi sembrava di sentire i Suoi discorsi che si levavano dalla Sinagoga tra il fruscio del vento e il canto degli uccelli. Mi rimane un ricordo molto bello di Cafarnao circondata da valli fertili e rigogliose e lambita dal lago che le conferisce una particolare suggestione.
Lasciata Cafarnao ci siamo messi in viaggio verso la Giordania dove, nel primo pomeriggio, abbiamo visitato l'imponente sito archeologico di Gerash.
Spettacolare il grandioso Forum colonnato che si apre ai nostri occhi e il viale delimitato da colonne, templi e ninfei.
Sito archeologico di Gerash
All'interno di questo sito vi sono due teatri ben conservati dove si tengono numerosi spettacoli.
Davvero interessante anche questa visita, non a caso tale sito fa parte del patrimonio mondiale dell'UNESCO.
Si parte da Gerash diretti ad Amman. In serata arriviamo in città dove è previsto il pernottamento. Un bel hotel quello che ci accoglie ad Amman, lussuoso ed elegante, differente dall'albergo piuttosto decadente di Nazaret. La camera è dotata di tutte le comodità e finemente arredata: io tiro un respiro di sollievo pensando che forse riuscirò a dormire meglio. Non l'avessi mai pensato: prima dell'alba mi sveglio di soprassalto al suono acuto del Muezzin, il richiamo islamico alla preghiera che da un altoparlante si eleva in tutta la città. Rimango affascinata ad ascoltarlo, catturata dalla sua grande potenza mistica. Decido di non riaddormentarmi perchè da lì a poco c'è la sveglia, molto presto quel mattino, perchè dobbiamo affrontare un altro viaggio per raggiungere Petra. Il viaggio verso Petra è stato lungo: tre ore di deserto interrotto, di tanto in tanto, da minuscoli villaggi che sorgono sempre vicino ad un'oasi.
Tre ore di spazi sconfinati immersi nel più assoluto silenzio dove, ogni tanto, appare qualche isolata baracca beduina.
M'immergo nella visione di questo paesaggio col viso incollato al finestrino e penso a quanto siamo piccoli ed indifesi di fronte a quest'immensità. Eppure nelle nostre città ci sentiamo forti, invincibili, i dominatori del pianeta, dimenticando la nostra fragilità di fronte alla grandiosità e al mistero della natura.
Finalmente arriviamo a Petra in una giornata che si preannuncia straordinariamente calda. La guida c'informa subito che, per apprezzare pienamente le bellezze naturali ed architettoniche del sito, bisogna camminare a piedi. Il tratto iniziale del percorso è un largo sentiero in discesa di circa 1km dove si possono ammirare le prime camere funerarie scavate nella roccia dai Nabatei. Il bollente sole del deserto rende i nostri passi molto faticosi ma, per fortuna, dopo una mezzoretta di piena esposizione agli spietati raggi il cammino prosegue all'ombra.
A quel punto ci troviamo di fronte ad un paesaggio maestoso:tra due pareti rocciose di colore rosso e rosa vivo, alte più di cento metri, si apre il Siq, un sentiero molto stretto che si delinea fra queste rocce altissime.
Il vento ha impresso strane forme a queste rocce che, a volte, assumono delle caratteristiche davvero sorprendenti
Dopo un km circa di cammino fra quelle alte pareti rocciose, la guida ci dice di chiudere gli occhi e di fare tre passi avanti. Quando apriamo gli occhi si offre a noi uno spettacolo incredibile: tra le alte rocce del Siq compare, come in una fiaba,la magnifica visione della facciata del Tesoro del Faraone. Non posso credere ai miei occhi, ho sempre sognato di vedere da vicino tale magnificenza e, finalmente, ho potuto realizzare il mio desiderio.
Poco lontano è situato il centro vitale della città con il mercato, il Palazzo Reale, il Tribunale, le Tombe Reali e l'antico Teatro
Si può visitare anche il Monastero, El Deir, situato tra le montagne e raggiungibile a piedi o a dorso di mulo, attraverso una scalinata di 1000 gradini. Per il ritorno c'era la possibilità di prendere il calessino ed in effetti quasi tutti lo hanno preso, solo io e tre ragazze più giovani di me, ci siamo azzardate ad andare a piedi. Finchè c'è stata l'ombra è andato tutto bene, i guai sono cominciati quando è iniziato il tratto in salita completamente scoperto. Erano le due del pomeriggio, nel pieno del calore , ad un certo punto mi è sembrato di non farcela più: mi girava la testa. Subito mi sono gettata tutta l'acqua che avevo sul capo bagnandomi completamente i capelli, finalmente ho trovato un po' di sollievo riuscendo con estrema difficoltà ad arrivare ai pulmann. Dopo di me sono arrivate anche le ragazze, una delle quali si è sentita male. Dopo pranzo siamo ripartiti alla volta di Amman dove, in serata, abbiamo ascoltato la Messa nell'unica Parrocchia cattolica della città.
Il giorno dopo ci siamo messi in viaggio per tornare a Betlemme, prima però abbiamo visitato il monte Nebo dove Mosè potè ammirare dall'alto la tanto agognata Terra Promessa dove non sarebbe mai arrivato.
Nel pomeriggio abbiamo visitato il Parco del Battesimo sulle rive del fiume Giordano dove Gesù fu battezzato da Giovanni il Battista, poi siamo andati a Gerico sulle rive del Mar Morto. Il gran caldo mi ha invogliato a tuffarmi in quelle acque ricche di sali minerali che mi hanno lasciato la pelle incredibilmente liscia e morbida.
Abbiamo pernottato altre due notti a Betlemme dedicando gli ultimi giorni del viaggio alla visita di tutti gli edifici e luoghi sacri di Gerusalemme. Mi è rimasto molto impresso il Memoriale dei bambini ebrei uccisi durante la deportazione nazista: nel buio quattro candele si riflettono sugli specchi posizionati sulle pareti dell'edificio simulando milioni di candele accese, una per ogni bambino. Bello anche il Giardino dei Giusti che incorpora il Memoriale, nel quale ogni albero piantato ricorda un personaggio che si è distinto per aver salvato degli ebrei. Davvero emozionante questa visita. Abbiamo percorso anche la via storica di Gerusalemme, la Via Dolorosa, oggi stracolma di bancarelle e negozi, la qual cosa non mi è sembrata assolutamente giusta ricordando che fu Gesù stesso a cacciare i mercanti dal tempio.
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Cara, vecchia casa
della mia infanzia
ognor presente nei miei ricordi,
mai potrò dimenticare
l'elegante figura di mia madre
seduta nel grande salotto antico
mentre faceva scivolar veloce
le dita sul pianoforte
colmando l'austera stanza
di dolcissime note.
Ancora echeggia nella mia mente
la soave melodia di Elisa
che mai più, da allora,
ho sentito suonare
con egual afflato.
Povera, cara madre
quanto breve fu la tua vita
e quanto dolorosi
gli ultimi tuoi anni!
Io ti persi ancora bimba
senza averti mai conosciuta veramente,
ricordo solo una signora
alta, bella
con i modi garbati e signorili
sempre china sul tombolo
ad intessere splendidi ricami.
Com'eri preoccupata per me,
cara madre,
come ti dilaniava il tuo amore
e il vedermi sempre così affranta dalla febbre.
Quante volte ti ho vista allontanare
perchè non vedessi
il luccicore dei tuoi occhi!
Non so cosa farei
per sentire ancora
la lieve tua carezza
posarsi delicatamente
sul mio viso febbricitante
e per rivedere i tuoi grandi occhi
umidi di lacrime
specchiarsi e perdersi nei miei.
della mia infanzia
ognor presente nei miei ricordi,
mai potrò dimenticare
l'elegante figura di mia madre
seduta nel grande salotto antico
mentre faceva scivolar veloce
le dita sul pianoforte
colmando l'austera stanza
di dolcissime note.
Ancora echeggia nella mia mente
la soave melodia di Elisa
che mai più, da allora,
ho sentito suonare
con egual afflato.
Povera, cara madre
quanto breve fu la tua vita
e quanto dolorosi
gli ultimi tuoi anni!
Io ti persi ancora bimba
senza averti mai conosciuta veramente,
ricordo solo una signora
alta, bella
con i modi garbati e signorili
sempre china sul tombolo
ad intessere splendidi ricami.
Com'eri preoccupata per me,
cara madre,
come ti dilaniava il tuo amore
e il vedermi sempre così affranta dalla febbre.
Quante volte ti ho vista allontanare
perchè non vedessi
il luccicore dei tuoi occhi!
Non so cosa farei
per sentire ancora
la lieve tua carezza
posarsi delicatamente
sul mio viso febbricitante
e per rivedere i tuoi grandi occhi
umidi di lacrime
specchiarsi e perdersi nei miei.